Camera con vista

In carcere non si finisce, si ricomincia

Walter Meregalli

Quando si racconta la galera torna spesso un concetto: la dignità. Se però proviamo a dare una definizione schietta e rapida di dignità, vedremo che si incontra un’enorme difficoltà nel farlo.
È come se ci si riuscisse a soltanto per sottrazione e cioè soltanto indicando quando ci si rende conto che questa viene a mancare.

In carcere non si finisce, si ricomincia – Walter Meregalli per osservatoriodigitale n.o 123
Per tutti i cinque mesi che ho dedicato alla realizzazione del progetto “Vigevano, now & bee4 - in carcere non si finisce, si ricomincia”, la cosa mi ha frastornato.
Più passavo tempo all’interno delle carceri per raccogliere i materiali che mi servivano per dare vita a Vigevano e più mi sentivo assediato e frastornato dal dilemma di dare una definizione di dignità che mi soddisfacesse.
Una cosa mi era chiara: la dignità spetta sia a coloro che osservano la legge, sia a chi, invece, la legge l’ha infranta, però anch’io, come molti altri, riuscivo scorgerla solo dove mi accorgevo che mancasse.
Immaginate qualcuno che riesce a definire l’aria soltanto quando fatica a respirare.
Era dunque questa la dignità!? Qualcosa di invisibile ed impalpabile che però sentiamo essere indispensabile.

In carcere non si finisce, si ricomincia – Walter Meregalli per osservatoriodigitale n.o 123

Ed è anche di questo concetto, di dignità, che parla il mio progetto.
Sì, anche perché sebbene il focus principale sia dedicato all’apertura di un call center all’interno di un carcere e per il quale lavorano dei detenuti, il progetto parla di molto, molto altro.

Il carcere è un argomento divisivo. Tra i guelfi del "buttate la chiave" e i ghibellini del "fuori tutti" si estende un mondo di idee, posizioni e soluzioni.
Mi sono avvicinato a questo mondo complesso e doloroso grazie alla collaborazione con bee4 - Altre Menti e, come seguita a ripetere il suo presidente Giuseppe Cantatore, per cambiare il carcere è necessario cominciare a cambiare il lessico che gira attorno a esso e cancellare la retorica che appesantisce e, troppo spesso, droga il nostro punto di vista, annebbiandolo e appiattendolo su posizioni scontate, che sotto sotto, forse, nemmeno sono le nostre.

Ho provato a seguire il consiglio di Pino, come tutti chiamano Cantatore, e nel realizzare il progetto ho cercato di dribblare il linguaggio del sensazionalismo, anche se, deve ammettere, la cosa non è affatto semplice. Siamo intrisi di luoghi comuni e di pregiudizi, soprattutto su argomenti quali il carcere, e questo rende difficile trovare un registro narrativo nuovo, che sappia raccontare e raggiungere le coscienze.

In carcere non si finisce, si ricomincia – Walter Meregalli per osservatoriodigitale n.o 123

Come spesso accade, per raccontare qualcosa di grande, di davvero grande, si rivolge l’attenzione al piccolo. Ho dato voce alle parole di chi ha voluto sporcarsi le mani nel progetto di apertura del call center nel carcere di Vigevano, come ama dire sempre Pino Cantatore.
Ed ecco, che quasi ignaro, mi sono trovato al centro di un cambio di passo, di una rivoluzione copernicana nel mondo delle cooperative sociali che operano all’interno delle carceri.
Mi sono trovato benevolmente accerchiato da un gruppetto eterogeneo di visionari, che non teme né di metterci la faccia, né di sporcarsi le mani, appunto.
Uno spirito contagioso pervade tutti gli aspetti del progetto che ero chiamato ad affrontare, uno spirito che infonde entusiasmo.
Ho incontrato una direttrice risoluta, anche dura, ma sempre vicina ai suoi detenuti e capace di ascoltarli, anche se questo le costa fatica e tempo, anche se questo non sta scritto in nessun manuale ministeriale per l’amministrazione di un istituto di pena.

«Sono un direttore che sente tutta la responsabilità del suo ruolo.» – mi ha detto Rosalia Marino, direttore della Casa di Reclusione di Vigevano – «I preferisco andare a parlare con i detenuti (…) Poi dopo, torno e sento che il mio lavoro ha un senso.»
Credo che aggiungere un commento a queste sia superfluo. Dicono tutto. Dicono davvero molto, soprattutto dicono come le persone che sono coinvolte in quest’avventura abbiano le idee chiare e i tratti dei veri visionari.
Come Rosalia Marino, anche i clienti che hanno deciso di affidare ai soci detenuti di bee4 si sono rivelati visionari, così come il corpo di polizia penitenziaria agli ordini del vice commissario Melania Manini.
Può sembrare superfluo ricordare i clienti e le guardie, credetemi, non lo è affatto.
Aprire un’attività lavorativa in carcere comporta il superamento di ostacoli che nemmeno ci si riesce ad immaginare. Le carceri italiane sono oppresse da una burocrazia che spesso le schiaccia, ecco perché chi decide invece di squarciare il ginepraio dei legacci che imbavagliano lo scorrere dilatato del tempo nelle carceri merita un plauso
Per i direttori che scelgono di farlo significa rischiare in qualche modo il posto, per il corpo di polizia penitenziaria significa lavoro extra, non per forza retribuito, e per i clienti, esterni alle dinamiche della galera significa sposare un progetto in toto e fidarsi, ciecamente, delle rassicurazioni che il fornitore dà loro, in questo caso la più grande cooperativa sociale italiana che opera con le carceri.

In carcere non si finisce, si ricomincia – Walter Meregalli per osservatoriodigitale n.o 123
Ecco, Vigevano prova a raccontare questa rivoluzione, questa voglia di cambiamento.
È un progetto che va nella direzione della dignità e che a me ha insegnato che se lo si vuole si può imparare a definire la dignità e non per forza farlo per sottrazione.questo è quello che fa tutti i giorni la cooperativa Bee4 e le persone che lavorano con lei. Tutti i giorni aggiungono piccoli dettagli, ma estremamente significativi a quello che è il concetto di dignità in carcere, oggi può essere un distributore di bevande calde e fredde ieri i ventilatori sul posto di lavoro che domani verranno sostituiti dall'aria condizionata, molto più semplicemente dei locali puliti, umani.
Ecco questo significa definire la dignità senza farlo per sottrazione e ha ragione Pino cantatore: in carcere non si finisce, si ricomincia.

Sul mio canale YouTube trovate tutto il progetto “Vigevano, now & bee4 - in carcere non si finisce, si ricomincia

 

Data di pubblicazione: ottobre-dicembre 2024
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