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Edie Superstar

Fabrizia Rossetti Carenzio

Immagino che non molti di voi riconoscano la giovane donna ritratta in questo scatto fotografico di Frederick Eberstadt per Life Magazine. Siamo nel 1963 e lei è Edie Sedgwick, forse il nome vi dice poco ma questa ragazza, poco più che adolescente, sarà una delle “Superstar” di Andy Warhol; lei come nessun altra, incarnerà l’essenza della musa ispiratrice per l’artista pop per eccellenza, divenendo in poco tempo la regina indiscussa della sua Factory.

Edie Sedgwick fotografata da ©Frederick Eberstadt – su osservatoriodigitale n.o 123Questo spazio creativo, voluto e inventato da Warhol, tra il 1962 e il 1968, diventa punto di riferimento per gli artisti contemporanei di New York e non solo. Questo luogo dà vita a una galleria di personaggi a dir poco bizzarri e a volte, oserei dire, anche inquietanti, il cui obbiettivo sarà quello di conquistare anche una piccolissima parte nel mondo dello star-system di allora, lottando per ottenere almeno quei famosi 15 minuti di gloria, che secondo Warhol, una volta nella vita non vanno negati a nessuno. La Factory era considerata la corte del re della pop art, da qui per caso, per curiosità, intenzionalmente o anche accidentalmente, passeranno molti personaggi e artisti del calibro dei Velvet Underground, Tennessee Williams, Salvador Dalì e persino Maria Callas.

Edie Mintur Sedgwick, per tutti era semplicemente Edie, palesemente bella e ricca, faceva parte di una numerosa famiglia aristocratica, settima di otto fratelli, i cui genitori decidono di trasferirsi a vivere in un ranch in California, nei dintorni di Santa Barbara. L’infanzia di Edie, sarà difficile, segnata dalla morte dei due fratelli, – uno suicida, l’altro per un incidente stradale – a tredici anni verrà ricoverata in una clinica psichiatrica per anoressia. Nonostante la sua fragilità e i disturbi alimentari che l’accompagneranno per tutta la vita, Edie è una ragazza brillante, si iscrive all’università di Cambridge nel Massachusetts ma verrà attratta anche lei dal fascino della New York degli anni ’60 attrarrà anche lei. Erano quelli gli anni in cui New York era il centro del mondo, una vera esplosione di arte e creatività, la città in cui tutto era possibile, gli anni degli eccessi e del mito della Grande Mela. Non passa molto tempo e i grandi occhioni neri, i capelli biondi e corti e lo sguardo intrigante di Edie non passano inosservati, in modo particolare a Bob Dylan, con il quale sarà amore a prima vista; ma da questa breve relazione, mai ufficializzata, fatta di incontri nascosti e furibonde litigate Edie ne uscirà a pezzi: Dylan si sposerà con la sua fidanzata ufficiale Sarah Lownds.
Andy Warhol rimarrà folgorato dal mix di innocenza e sensualità, sofferenza, modernità, mistero e raffinatezza che rendono questa esile ragazza irresistibile.
Edie entra così a far parte della Factory nel 1964 e nel 1965 diventa la star assoluta della filmografia warholiana: come tutti sanno Warhol non aveva una passione per le donne, quanto meno dal punto di vista sessuale – era praticamente asessuato – e le sue relazioni saranno tutte al maschile. Le numerose figure femminile di cui si circonda, servono per attirare l’attenzione e la curiosità morbosa dei media, per le copertine e la pubblicità. Ogni anno Warhol crea una “superstar” portandola alla celebrità tanto velocemente quanto velocemente l’anno successivo la ripudierà a favore di qualcun altra.

Edie Sedgwick fotografata da ©Frederick Eberstadt sulla copertina di Life Magazine – su osservatoriodigitale n.o 123Edie entra in questo vortice, già instabile e tossicodipendente, e viene usata da Andy Warhol per portare i propri film (se così si possono definire) come “Poor Little Rich Girl” al successo. Dal momento in cui la signorina Sadgwick sbarca sul pianeta Factory, tutti gli occhi di New York sono puntati su di lei e scoppia una vera e propria “Ediemania”.
Vogue la vuole come ragazza immagine dello stile e della moda anni ’60, Truman Capote di lei dice:” È magnetica, eterea, smarrita e quando muove ogni parte del suo corpo staresti a guardarla per ore, con quegli occhioni intensi e scuri come due tazzine di caffè.” Addirittura anche Patti Smith ne rimane affascinata.

L’incontro con Andy Warhol è avvenuto alla festa di compleanno del drammaturgo Tennessee Williams e, da quel momento, tra i due si istaura una relazione simbiotica che durerà sino alla metà degli anni ’60, quando Edie si innamora di Bob Dylan. Il cantautore la mette in guardia dalla personalità meschina di Andy che ovviamente non vede di buon occhio il cantante folk e, a causa di quella sua frequentazione, arriverà, per questo, addirittura ad allontanare Edie dalla Factory e dal suo entourage, gettandola in preda a forti crisi depressive che la costringeranno a farsi ricoverare più volte.
All’inizio dell’idillio con Warhol Edie diventa la “Superstar” per eccellenza, l’amicizia con il creativo le regala la notorietà, la stessa che paradossalmente la strascinerà nel baratro, portandola alla morte. Sono in molti a sostenere che Warhol abbia contribuito alla distruzione di Edie, quanto meno in concomitanza con i fantasmi che, costantemente, riaffioravano dal suo passato tormentandola: l’infanzia segnata dalla morte dei due fratelli, il rapporto non proprio idilliaco con il padre Francis Mintur Sedgwick, scultore, individuo ambiguo dalla dubbia personalità. Gli anni trascorsi a New York sono caratterizzati da una vita sregolata, che Edie in ogni caso non disdegna: le feste, gli eccessi, la vita notturna e l’abuso di droghe come lo Speed, più comunemente detta anfetamina, la droga del momento, tutto questo contribuirà a spezzare quella ragazza già così fragile.

Marvin Griffin, anchorman americano, una volta disse.” Nessuna festa è davvero divertente finché non arrivano Edie e Andy.”
La Factory è il luogo della creatività ma ha un lato oscuro nel quale Edie si perde, pur diventandone icona: lei stessa è la Factory, tutto ciò che dice e che indossa diventa tendenza.
Il suo look rimane ancora oggi iconico, sopracciglia accentuate, occhi marcati dall’eyeliner, orecchini enormi, mini dress indossati con calze coprenti nere, minigonne vertiginose, scollature profonde e coat a stampa animalier. Non a caso anni dopo le verrà dedicato il film “Factory Girl”, dove sarà Sienna Miller a calarsi nel ruolo di Edie Sadgwick.
Questo stato di grazia, però, non sembra fatto per durare a lungo: Edie cerca di combattere i suoi fantasmi con l’eroina e inizia una vertiginosa discesa agli inferi. Le riviste di moda non la acclamano più come un tempo perché una “tossica” in copertina non la vuole nessuno. Decide allora di lasciare New York e tornare in California, dove entrerà nuovamente in una clinica psichiatrica ma questa volta per disintossicarsi.
Lontano dalla Grande Mela, sembra trovare un po’ di pace, si sposa nel 1971 con Michael Post ma il suo destino sembra irrimediabilmente segnato, pochi mesi dopo il matrimonio perché, all’età di 28 anni, viene trovata morta: causa del decesso un’overdose di barbiturici.
Forse Edie era davvero una creatura troppo fragile per questo mondo, le luci e i flash si spengono per lei davvero troppo presto e nel modo più triste e doloroso.
Edie Sedgwick è stata un insieme di più sfaccettature in contraddizione tra di loro: giovane, ricca, un’icona degli anni ’60, regina della scena gay, tossicodipendente, superstar del cinema underground, modella di riviste patinate, paziente di istituti psichiatrici ma sopra ogni cosa, rimarrà per sempre quella ragazza dall’aspetto incredibilmente esile e fragile che, suo malgrado, sarà prima di ogni altra, musa ispiratrice dell’immaginario creativo di Andy Warhol.

Il mondo di Fabrizia Rossetti Carenzio lo trovate su Atelier Carenzio.

Data di pubblicazione: ottobre-dicembre 2024
© riproduzione riservata

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