Taccuino
Mia, il bello della fotografia
Valeria Prina
Un giro tra gli espositori del Mia a Milano ha permesso di vedere delle gran belle immagini, ma anche di fare delle considerazioni più generali sulla fotografia oggi.
Chiamiamolo familiarmente Mia. L'acronimo, di cui si è quasi perso il significato come Milano International Art, con l'aggiunta di Photo Fair è già sufficientemente significativo, indicando come Milano viva la fotografia nella sua valenza internazionale, in grado di presentarsi come arte capace di conquistare un ampio pubblico. Che infatti è stato molto numeroso, fin dalle prime ore di venerdì (Mia, arrivato alla 8ª edizione, si è svolto dal 9 al 12 marzo 2018 a The Mall a Milano, nel quartiere di Porta Nuova). Il pubblico ha trovato e potuto osservare con piacere, secondo le modalità tipiche di questa manifestazione, le proposte in tema di fotografia di 130 espositori, di cui 90 gallerie (37 provenienti dall'estero, che raddoppiano il numero dello scorso anno).
In più l'acronimo, accomunabile con l’aggettivo possessivo, fa capire quanto la fotografia sia ormai patrimonio di tutti, sia pure con sfumature e modalità differenti. Girando per i corridoi di The Mall emergono almeno una decina di considerazioni che travalicano anche la manifestazione e riguardano invece la fotografia e come è vissuta ora.
1 - Ogni soggetto è fotogenico. Girando tra i vari stand del Mia ci si rende conto di come l’obiettivo fotografico colga soggetti molto diversi, rendendoli sempre interessanti. Possono essere paesaggi, luoghi, volti, oggetti, particolari, momenti di teatro: l’importante è come vengono fotografati.
2 - L'importanza della composizione. Possono degli spilli o dei bulloni essere fotografati in modo da dare vita a una foto di forte appeal? La risposta positiva viene da Lucrezia Roda con la serie Steel Life: gli spilli – un numero infinito – disposti in modo irregolare danno vita a una foto che, anche per la grande dimensione, risulta molto attraente. E come dimenticare un fotografo diventato ormai molto famoso? Liu Bolin, ormai da tempo, gioca con i grandi soggetti a cui dedica le sue foto: con una operazione che richiede un lungo e minuzioso lavoro riesce a mimetizzarsi nei suoi soggetti. Solo con una attenta osservazione si riesce a riconoscerlo all’interno della foto. Sono due esempi molto differenti, che dimostrano però come proprio la composizione possa accrescere l’interesse per una immagine.
3 - Una foto è per sempre. Nell’ambito di Mia è stato possibile rivedere foto che ormai fanno parte della storia della fotografia (o anche, semplicemente, della nostra storia): ieri come oggi sono foto indimenticabili. Per il pubblico, in parallelo con le novità, è stato possibile rivedere ciò che ha fatto la storia della fotografia. Così la galleria Jörg Maaß Kunsthandel di Berlino ha presentato fotografi storici americani quali Berenice Abbott, Robert Adams, Robert Frank, William Eggleston e Man Ray ed europei come Andreas Feininger ed Helmut Newton fino a Gilles Lorin. Altri lavori di rilievo intramontabile si sono visti da Spazio Damiani di Bologna con Hiroshi Sugimoto, Joel Meyerovitz, Larry Fink, da Contrasto Galleria di Milano con grandi maestri come Mario Giacomelli, William Klein, Sebastião Salgado, Ferdinando Scianna, da Photo&Co di Torino con Luigi Ghirri, Mimmo Jodice, Gabriele Basilico, Giovanni Gastel, da Suite59 di Amsterdam con André Villers e Edward Quinn, dalla Galerie Frederic Got di Parigi con Annie Leibovitz, Harry Benson e Steve McCurry.
4 - Fotografia uguale memoria. E ancora, memoria uguale archivi fotografici, che permettono di rivivere il passato secondo una logica non casuale. A volte un’epoca, in altri casi degli avvenimenti di rilevanza storica o di costume. Quest’anno al Mia è stata presentata la prima edizione del Premio Archivi Aperti, con il patrocinio di Rete Fotografia e di IO Donna. Sono state esposte alcune foto tratte dall’Archivio di Carla Cerati, a cui è andato, appunto, il riconoscimento. Il Premio Archivi Aperti consiste in una sovvenzione a supporto degli interventi volti alla conservazione e tutela dell’archivio vincitore da parte di Eberhard & Co. unita alla donazione di uno scanner Perfection V850 PRO fornito da Epson. Inoltre all’interno del progetto sono state assegnate due menzioni d’onore alla Fondazione Gian Paolo Barbieri e all'archivio di Paola Mattioli, che riceveranno uno scanner Perfection V850 PRO ciascuno, grazie al contributo di Epson.
5 - Fotografia uguale linguaggio universale. In questa edizione, tra le 90 gallerie che esponevano foto, 37 provenivano dall'estero, da Paesi europei come Germania, Francia, Spagna, Olanda, Belgio, Ungheria, Svizzera, Austria, Romania, Grecia, Israele, ma anche d’oltreoceano (Usa, Cina, Singapore, Argentina). Dunque una ulteriore dimostrazione di come la fotografia sia diventato un mezzo espressivo universale, ma anche di come le foto vengono ovunque considerate interessanti da esporre.
6 - A volte le dimensioni contano. Foto di dimensioni anche inferiori al classico 10x15 si sono viste accanto a foto con base calcolabile in metri. È chiaro che se la dimensione in gigabyte è alta, e la qualità in definizione anche, le immagini stampate a grande dimensione hanno un maggior appeal. Però presentandole bisogna anche considerare la loro destinazione. Perché foto molto grandi, se esposte, richiedono grandi spazi.
7 - Anche gli strumenti contano. Con l’avvento degli smartphone altamente performanti, in grado di scattare foto di buona qualità, tutti si sentono ormai fotografi. E tutti si sentono in dovere di fotografare, anche senza alcun rispetto per la privacy. Così ha fatto notizia la donna che non ha esitato a seguire e chiamare Gianni Morandi mentre era in bagno e quando lui si è voltato lo ha fotografato. A parte l’ovvio e indispensabile utilizzo dell’intelligenza come compagna del cellulare intervengono anche altri elementi a determinare la qualità di una foto: un occhio attento, un certo gusto, l’uso della focale giusta, un punto di vista non tradizionale possono fare la differenza. Dunque anche una fotocamera, che solo immagini, fisse o in movimento, produce. E questo al Mia è emerso chiaramente.
8 - L'importanza della esposizione. Perché tenere le foto segregate nel computer o nello smartphone? Il Mia ha dimostrato la bellezza di esporre una foto. Anche quella scattata personalmente, che può ricordare dei momenti belli, dei luoghi amati, delle persone vicine. Possono essere esposte con cornice a vista, ma anche, se il soggetto lo richiede, con cornici lavorate, usate un tempo per i quadri. Nel caso di foto di dimensioni ridotte un passepartout più grande, bianco o nero, può dare maggior risalto.
9 - Le gallerie come tramite. Tipico del Mia è lo spazio dato alle gallerie: a loro è deputato il compito di esporre le foto, perché queste stanno assumendo un ruolo di opera d’arte. Le foto non sono più solo raccolte in calendari o in libri: sono diventate delle opere da vendere a collezionisti o semplicemente a chi sa apprezzarle. A volte la fotografia (e relativa collezione) diventa una passione di coppia. Così il Mia ha ospitato Collezione per due, nato da un’idea della giornalista Sabrina Donadel e del fondatore e direttore di Mia Fair, Fabio Castelli. Il talk ha previsto tre incontri con tre speciali coppie di collezionisti. «L’essere compagni nella vita – spiegano - si intreccia con l’amore per l’arte e, come in un gioco di riflessi, di luci e di ombre, si svela piano piano la costruzione della collezione attraverso dinamiche che muovono i nostri protagonisti verso gli artisti ma anche gli uni verso gli altri, in un costante flusso vitale».
10 - Meglio una bella foto che una crosta. Conseguenza del punto precedente è la scelta di foto come complementi d’arredo. Da tempo nei film si vedono foto di differenti misure e diversi soggetti presenti sulle pareti. Il successo del Mia dimostra come la scelta incominci a declinarsi anche in italiano.
Prossimamente, il 9 aprile, a Prossedi, in provincia di Latina, presso il Sunny Palace Hotel, è in programma Photo Evolution 2018 promosso da Pasqualino Esposito album per I Nobili. L’appuntamento, dalle 9 alle 19, First Contact con tema marketing e comunicazione ha come relatore Vittorio Iumiento, che tratterà il tema fotografia e regia della comunicazione.
Data di pubblicazione: marzo-aprile 2018
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