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Mario Lisi, fotografo

Ezio Rotamartir

Mario Lisi è un fotografo molto particolare, ritrattista sì ma creratore di atmosfere, di mondi, di una serie di situazioni create ad hoc per quell'immagine. Lo incontriamo appena atterrato da Atene, al suo ritorno da un evento di fotografia che lascia sorpresi per la storia e la quantità di professionisti e amatori che richiama a sé. Tutto parte da una strana immagine che si vedeva da una vetrina di un museo di Pavia...

osservatoriodigitale: Ciao Mario, com'è stata questa esperienza ad Atene?
Mario Lisi: Guarda devo dirti che è sempre interessante. Sono anni che ci vado ed è un'occasione per incontrare colleghi e critici, ma anche semplici appassionati di fotografia, che si trovano ad Atene ogni due anni. L'Atene Photo Festival (che si svolge da giugno a luglio al Pireo, ndr) è un appuntamento che va avanti dal 1987 dedicato alla celebrazione della fotografia e della cultura visiva. Personalmente trovo che parteciparvi sia molto utile per uno scambio di idee a livello internazionale. Il Festival mette in mostra il lavoro di fotografi emergenti e affermati provenienti da tutto il mondo, con mostre ed eventi, con l'obiettivo di far risaltare la diversità della fotografia del nostro tempo. È anche una piattaforma che mostra le tendenze contemporanee, i talenti emergenti da tutto il mondo e il meglio della fotografia greca; inoltre c'è anche un archivio completo che copre gli oltre 35 anni di attività del festival, comprese foto, testi e informazioni sugli artisti.

Scatto unico 356 ©Mario Lisi 2024 per osservatoriodigitale di luglio-settembre 24 n.o 122


od: Interessante... Ma raccontaci un po' chi è Mario Lisi?
ML: Fondamentalmente una persona curiosa. È sempre stata la mia voglia di conoscere e sperimentare che mi ha spinto a fare attività diverse e riuscire sempre a trarne emozioni e gratificazioni nel corso della mia vita. La mia vita professionale nasce facendo tutt'altro: dopo la maturità ho deciso di iniziare a lavorare nel mondo del commercio e poi come grafico pubblicitario e comunicatore. Una passione che si è trasformata in lavoro; erano anni particolari, parliamo della metà degli anni '80, quando si faceva tutto a mano, dalla composizione dei testi alla creazione dei layout di stampa. Quello del creativo, o copy come si diceva un tempo nelle agenzie di pubblicità, è sempre stato qualcosa che mi ha entusiasmato, proprio come la fotografia. Pensa che ho iniziato con una Canon FTb del padre di un amico lasciata in un cassetto. Gli ho chiesto di prestarmela e, da lì, ci ho costruito una vita. Ho comprato tutta una serie di ottiche che mi hanno accompagnato per alcuni anni: quando gli ho restituito il kit completo è rimasto sorpreso e senza parole. A quel punto avevo deciso di fare sul serio, ho lasciato il mio posto di lavoro "sicuro", dove la creatività stava praticamente scomparendo, per intraprendere la carriera di fotografo.
Mi sono comprato una Contax RTS con qualche ottica e ho iniziato davvero.
Il primo vero lavoro è stato un progetto per l'Università di Pavia sul movimento della Bauhaus che comprendeva sia una parte grafica sia una fotografica. L'idea era venuta a un amico che lavorava per l'Ateneo e che conosceva la mia passione per l'arte e la fotografia così mi chiese di occuparmene. Fu un successo al punto che mi servì come biglietto da visita: molti dei miei primi clienti arrivarono proprio in seguito a quella mostra. Amavano la fotografia e la grafica così mi chiesero di realizzare delle campagne e tutto venne naturale. Erano ovviamente anni molto diversi da quelli attuali, tutto era più spontaneo e le possibilità erano davvero molte ma io non smettevo di provare a realizzare qualcosa di nuovo, di mai visto. Pensa che le prime foto della serie "Stripes" (un sistema innovativo di cui parleremo più avanti, ndr) ho cominciato a scattarle in analogico, a dire il vero con risultati non molto buoni, ma allora il processo creativo era davvero lungo e "misterioso, oltre che costoso: dovevi scattare, stampare per verificare il risultato ma, soprattutto, il controllo della luce non era possibile come invece avviene oggi con il digitale. Ora tutto è più facile perché imposti la scena, scatti e vedi subito il risultato. Ti dico che dalle prime fotografie a quelle che hai visto alla mostra sono passati più di 20 anni... 
All'inizio degli anni '90 mi sono comprato un Mac perché offriva delle possibilità infinite rispetto ai PC per quanto riguardava la grafica. Ricordo la versione 1.6 di Photoshop che era ancora qualcosa di "rozzo" ma a quel tempo sembrava magia pura. Con le versioni successive si è passati alla gestione del colore in modo professionale così ho cominciato a unire i miei scatti a delle parti di grafica, loghi e scritte che poi stampavo con un Montage (macchina davvero costosa che permetteva di "stampare" su diapositiva delle immagini digitali create appunto con il computer, una pratica molto richiesta in quegli anni da aziende e agenzie pubblicitarie, ndr).

Scatto unico 150 ©Mario Lisi 2024 per osservatoriodigitale di luglio-settembre 24 n.o 122


od: insomma non ti sei mai annoiato, a quanto pare. Ma hai anche esposto o partecipato a delle mostre fotografiche in quegli anni?
ML: Annoiato direi proprio di no, perché sono sempre stato attratto dalle novità e volevo sempre portarle nel mio mondo, quello della fotografia.
Per quanto riguarda le mostre all'inizio ero un po' restio perché mi sembrava un passo un po' fuori dal mio carattere poi ho ceduto in seguito a richieste di artisti amici . Ho cominciato nel 2007  partecipando a una mostra collettiva al Broletto di Pavia, seguita di lì a poco da una mostra collettiva al Castello di Belgioioso. In seguito ho fatto alcune mostre a Milano a Palazzo Senato insieme al caro amico scultore Silvano Bulgari, che è mancato proprio un anno fa.
Recentemente ho esposto con delle mostre personali nel ristorante milanese di Alessandro Borghese che ha sempre apprezzato il mio lavoro.
Nel 2020 ho esposto in una personale di nuovo presso il Broletto mentre nel 2022 c'è stata una mia mostra al PAN Palazzo delle arti di Napoli.
L'ultima si è chiusa da qualche giorno di nuovo qui al Broletto di Pavia con la mia serie Stripes in primo piano. La mostra era concomitante con quella di Basilico e Gunter Push sugli spazi industriali, che si teneva nelle stanze adiacenti, sempre al Broletto di Pavia.


Scatto unico 194 ©Mario Lisi 2024 per osservatoriodigitale di luglio-settembre 24 n.o 122


od: Prima raccontavi di collaborazioni con il mondo industriale. A che cosa ti riferivi?
ML: A livello aziendale e di prodotto mi piace riuscire a “convertire” banali immagini di prodotto (ad esempio valvole di sicurezza per oleodotti) in “prodotti gioiello” che ne fanno risaltare le forme caratteristiche. Ho anche sviluppato un mio originale sistema di illuminazione con particolari ombre che fanno percepire la forma (senza post-produzione) solo modellando la forma della luce.
Come ti dicevo ho sempre lavorato molto ma ho sempre trovato il tempo per dedicarmi alle mie ricerche e allo sviluppo dei sistemi di gestione e controllo della luce. È stata proprio una mia ricerca che mi ha portato a sviluppare il sistema di illuminazione che mi ha permesso di realizzare la serie di fotografia denominata Stripes.

 

Scatto unico 352 ©Mario Lisi 2024 per osservatoriodigitale di luglio-settembre 24 n.o 122


od: Quali sono le attrezzature che utilizzi ora?

ML: In tutto il mio processo evolutivo c’è sempre stato il desiderio di migliorare il mio prodotto fotografico attraverso attrezzatura sempre più performante. Dalla prima Canon FTb ne è passata di acqua sotto i ponti: ho lavorato con Contax e medio formato, mantenendo però sempre un "contatto" con Canon. Ho utilizzato la prima digitale, che era una EOS 300D, poi una 600D e infine una 650D prima di passare alla 5D Mark II e alle attuali EOS 5D Mark IV. Sempre con un mare di ottiche che alternavo nei vari lavori. Come fonti di illuminazione ora utilizzo luci Elinchrom. In studio ho praticamente di tutto dai bank più grossi, il principale modificato da me con tutta una serie di luci tra cui delle lampade a LED e flash e modificatori di luce di ogni tipo. Per le riprese della serie Stripes, dove avevo bisogno del buio totale, ho costruito degli oscuranti elettrici che chiudono completamente le fonti di luce naturale della parte alta dello studio.
 

od: Però adesso è venuto il momento di parlarci di questa serie Stripes...
ML: Certo. L'idea mi venne tantissimo tempo fa, oltre vent'anni fa cone ti dicevo, quando vidi una figura umana colpita dalla luce che filtrava attraverso delle tapparelle socchiuse. Si formavano come delle linee parallele, che poi ho chiamato Stripes in inglese per dargli una connotazione più glamour, ma che non erano definite poiché la luce si dissolveva nei bordi e si confondeva con il soggetto. Come è possibile vedere dalle immagini oggi ho raggiunto un livello di "definizione" totale dove la luce è perfettamente controllata e genera un'alternanza di luce e ombra che aiuta a definire il soggetto senza tuttavia svelarlo completamente. La serie che ho scattato con auto Porsche è decisamente esplicativa al punto che alcune case automobilistiche mi hanno chiamato perché molto interessate a riprese dei modelli non ancora svelati al pubblico, per promuoverli creando un interesse tra gli appassionati senza rivelare il vero profilo dell'auto immortalata proprio perché questa tecnica è una sorta di vedo/non vedo che attira moltissimo l'attenzione.
Può sembrare una ripresa banale ma ti assicuro che non lo è proprio perché se metti un filtro sul flash la luce tenderà a scomporsi e ad aprirsi sul soggetto vanificando l'intento di ripresa iniziale. Ti posso dire che questo metodo di illuminazione mi è costato anni di ricerca e l'ho realizzato ingegnerizzando un sistema proprietario fatto di flash Elinchrom ai quali ho unito delle ottiche Barco, di quelle utilizzate nel grandi proiettori per intenderci, con dei filtri particolari.
Per quanto riguarda i soggetti sono proprio le persone e le auto quelli più adatti, proprio perché i due tipi di sagoma sono i più riconoscibili. Le immagini sono quasi tutte in bianco e nero ma, recentemente ho realizzato anche una serie in cui appaiono dei completi di arredo, soprattutto divani e poltrone particolari, con un colore forte che spicca tra le varie linee "illuminate" definendo la scena in modo preciso.

 

Scatto unico 125 ©Mario Lisi 2024 per osservatoriodigitale di luglio-settembre 24 n.o 122


od: Le tue foto oltre che in mostra vanno anche in vendita?

ML: Sì ma in modo particolare, esclusivo direi. Infatti non amo pensare a copie multiple di un'immagine. Se una foto viene richiesta e venduta dev'essere una copia unica quindi, quando avviene, consegno il file e/o effettuo una stampa su richiesta di quella singola fotografia con la garanzia che in seguito non sarà mai più stampata o venduta da me. Solo pezzi unici da portare a casa come un quadro visto e piaciuto.


od: Com'è il futuro di Mario Lisi?

ML: Indaffarato, come sempre. Attualmente seguo alcuni progetti di immagine per il web di alcuni clienti. Oltre agli scatti fotografici da utilizzare seguo anche la parte creativa e grafica. Mi piace moltissimo occuparmi del design delle interfacce grafiche di tutti i tipi, non solo dei siti: questa è un'attività che mi assorbe molto e che mi da molte soddisfazioni. Ovviamente c'è la fotografia che resta il primo e più grande amore e che non so mai dove mi porterà davvero.

 

Tutte le immagini sono proprietà e © di Mario Lisi. È vietata la riproduzione sotto ogni forma senzal'autorizzazione scritta dell'Autore.

 

Data di pubblicazione: luglio-settembre 2024
© riproduzione riservata

 

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