L'immaginatore
Alle origini dell'Immaginatore (parte 1)
Gabriele Dardanoni
Era da poco nato osservatoriodigitale, un progetto allora innovativo e, su proposta del mio amico Ezio Rotamartir che ne era (ed è tuttora) il direttore e che voleva coinvolgermi, scelsi come nome della rubrica “L'Immaginatore"...
Osservatoriodigitale era nato da poco. Un progetto allora innovativo e, su proposta del mio amico Ezio Rotamartir che voleva coinvolgermi, scelsi come nome della rubrica “L'Immaginatore".
Volevo infatti parafrasare il lavoro del grafico impaginatore, una figura professionale allora di una certa importanza nel mondo dell'editoria. L'impaginatore ha a disposizione degli elementi di base come immagini, titolo, sommario, testo ed eventuali didascalie. Il suo lavoro consiste nel rendere questo mix il più attraente possibile per indurre il lettore a soffermarsi a leggere l'articolo.
Il tutto naturalmente rispettando delle regole grafiche generali che valgono per tutta la pubblicazione caratterizzandola. Per analogia avevo ritenuto che potesse esistere il lavoro dell'Immaginatore, una figura professionale che sapesse sfruttare gli strumenti tecnici disponibili per modificare e/o creare le immagini a partire da foto ed eventuali altri elementi grafici. In un certo senso eravamo agli albori di queste tecniche e soprattutto nel mondo della fotografia, si trattava di temi ancora poco esplorati. Da allora è passata molta acqua sotto i ponti e oggi persino il vocabolario si è arricchito della parola “photoshoppare", lemma non solo orrendo ma che testimonia quanto sia nota la tecnica di fotoritocco per il grande pubblico e, a maggior ragione, nell'ambito degli amatori e dei professionisti della fotografia.
A tanti anni di distanza tutti i ragionamenti fatti hanno dunque perso molta della loro validità. I fotografi sono diventati molto bravi ad utilizzare gli strumenti tecnologici e persino lo stesso hardware delle fotocamere (e dei telefonini) hanno incorporato alcuni algoritmi nati per i software di fotoritocco, eliminando buona parte delle necessità di impiego di programmi più raffinati. Inoltre, in questo ambito sono fiorite le pubblicazioni divulgative e le scuole per imperare ad usare questi software per migliorare, modificare e/o comporre scatti fotografici ed altri elementi grafici. In definitiva gli obiettivi pensati al momento di aprire questa rubrica sembrano oggi non esistere più, o quanto meno talmente attenuati e sfumati da farmi pensare di non proseguire nell'intento.
Tenterò tuttavia di approfittare dell'ospitalità del mio amico Ezio e di osservatoriodigitale per mantenere in vita l'Immaginatore con considerazioni differenti sull'argomento. Più esattamente vorrei tralasciare le questioni strettamente tecniche sulla fotografia e sulla sua elaborazione per proporre differenti chiavi di lettura, che spero possano risultare interessanti per gli appassionati e i professionisti della fotografia. Sono state scritte probabilmente milioni di pagine sulla tecnica fotografica. Il corretto impiego delle luci, le regole sulle inquadrature, i suggerimenti sull'uso dei filtri, la corretta scelta degli obiettivi e le varie possibilità di scelta dei tempi e delle aperture per ottenere profondità di campo volute. Altrettanto ormai la letteratura può proporre per ciò che concerne la lavorazione successiva a computer.
Personalmente non mi sento all'altezza dei qualificatissimi autori che si sono cimentati in tutti questi argomenti.
Però, compiamo un passo indietro e domandiamoci cosa cercano davvero i lettori di tutta questa letteratura. A ben vedere la risposta è semplice: come si fa a fare una bella foto? O meglio direi, come si ottiene una bella immagine? Il più delle volte la domanda non è nemmeno esplicita nella mente di si documenta e si cimenta. Intendo dire che ciascun fotografo, quale che sia la sua bravura ed esperienza, vuole fare delle foto belle e se si informa e si applica è scontato che voglia migliorare e produrre delle immagini più belle. È naturalmente un dato di fatto che le foto debbano essere corrette (ossia senza difetti di luce o cromatici, di inquadratura, di fuoco o di profondità di campo) ma tutti sanno che questo non basta per farne delle belle immagini.
È anche vero che il concetto di bello è talmente personale che non si possono dare ricette per trovare la formula del bello assoluto. Inoltre bisogna sottolineare come la qualità del bello non è l'unica che si ricerca per comporre la propria foto: a volte si cerca di sorprendere, altre di conferire sapori diversi come il mistero o l'orrore o altre sensazioni specifiche che non possiamo qui cercare di elencare. Quel che è certo è che tutti vogliono ottenere dalle proprie immagini una qualità artistica che faccia emergere dalla semplice categoria delle foto corrette ma banali. Quando si parla di arte bisogna però essere molto cauti. L'arte è per sua stessa natura un concetto assolutamente relativo.
Alzi la mano chi non ha mai pensato che una certa opera artistica non avesse per niente nessun contenuto artistico e non si fosse stupito che quella manifestazione possa essere considerata arte. Certo, quando ci si trova ad ammirare un'opera del passato, da Giotto a Caravaggio, da Michelangelo al Pinturicchio, nessuno ha mai avuto niente da ridire.
Ma con l'arte moderna le cose si fanno molto più incerte: a qualcuno Mondrian piace ma non capisce certe donne di Picasso, altri non hanno nulla da obiettare sulle Marilyn di Andy Warhol ma non riescono a considerare arte la sua confezione di zuppa Campbell, oppure trovano significativo L'Urlo di Munch ma si trovano smarriti di fronte ad una tela tagliata di Fontana.
Insomma nessuno si è mai immaginato che l'arte possa essere codificata e, pure al netto delle speculazioni di mercato che cercano sempre di qualificare come artistici certi lavori di rottura che devono essere arte non solo perché sono incomprensibili ma anche perché alimentano un mercato che ha sempre moltiplicatori di utile che non possono che fare gola a molti. L'Immaginatore non tenterà dunque di esplorare il mistero dell'arte limitandosi quindi a ricercare le tecniche ed i processi che potrebbero fare emergere quanto di artistico potrebbe esserci in ogni autore di una immagine.
Partiamo dalla considerazione che alcuni fanno delle belle foto mentre altri, pur senza sbagliare nulla dal punto di vista tecnico fanno soltanto delle foto corrette ma banali. Se poi estendiamo al fotoritocco questa analisi ritroveremo le stesse considerazioni: alcuni ottengono risultati pregevoli a partire da una foto, altri pur senza commettere errori di elaborazione, non riescono ad aggiungere nulla di significativo allo scatto originale e il risultato finale non si arricchisce di qualità rimanendo al medesimo livello di banalità dell'originale. Bisogna concludere che la vera discriminante non è nella tecnica fotografica o di ritocco, non discende dagli strumenti utilizzati ma è semplicemente residente nel cervello di chi opera.
Lui è l'Immaginatore.
Data di pubblicazione: luglio-agosto 2020
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