Editoriale

Aprile - Giugno 2022, Anno XVI, N. 113

Ezio Rotamartir

 

Torre Sant'Andrea, Puglia per osservatoriodigitale n.o 113

Questa volta parliamo di fotografia in un modo diverso dal solito: parliamo di mercato dell'usato e delle sue storture. In questi mesi abbiamo avuto modo di parlare con molti di voi che si lamentano del modo bizzarro in cui il mercato delle "seconde mani" si muove e opera. I punti di vista ovviamente sono differenti e non sempre concordi ma, di sicuro, lascia tutti come al solito scontenti.

"Senti ti sembra normale che un kit composto da fotocamera, due ottiche e un duplicatore di focale nuovo e mai usato che vale all'incirca 1.800 Euro mi sia stato valutato 350 da uno dei più noti trader conosciuti?"
Questo è il contenuto di una delle tante telefonate – e mail – ricevute in questi tre mesi. Resto attonito per non dire di stucco.
Credo che sia necessario per il negoziante del caso mantenere un minimo di margine ma ridurre l'offerta di ritiro addirittura del 75% del valore della merce mi sembra in effetti un po' troppo, direi scandaloso.

– Sì ma noi dobbiamo effettuare tutta una serie di verifiche prima di poter rivendere la merce e dare magari anche un anno di garanzia – sento rispondere dall'altra parte. Vero, tutto vero ma colui che vende riuscirà mai a capire che dietro un negozio ci sono anche molti costi nascosti che vanno comunque pagati? Sto parlando di affitto, costi dei  dipendenti, costo di stoccaggio della merce, utenze e così via.
Secondo me no, non lo capirà mai nessuno anche perché è difficile digerire un salto di introito così elevato: potrei capire un balzello intorno al 30% forse anche il 40% ma più del doppio mi sembra davvero che rasenti la follia, una gabella vergognosa a cui sottoporsi.

Al solito chi sta dalla parte delle vendite tende immancabilmente a lamentarsi: abbiamo già affrontato questo argomento più volte, finendo solo per attirarci le critiche pesanti proprio dei negozianti, povere anime che si sentono flagellate dai contratti capestro delle aziende produttrici per non parlare del male supremo: internet.

Già a suo tempo dicevamo che se non offri nessun servizio a valore aggiunto in più la gente continuerà a comprare in larga scala sulla rete, perché trova prezzi migliori e facilità di restituzione (spesso senza se e senza ma) conscia di non avere nessuno con cui parlare del prodotto e farsi consigliare. Restano solo i voti (rating) degli altri utenti e qualche commento a riguardo del prodotto in questione. Ma nella vita reale che cosa accade? Spesso la stessa cosa. Entri in un negozio e sembra che tu sia li per dare fastidio; ti danno retta dopo venti minuti di attesa. Chiedi un prodotto e ti dirottano su quello che hanno in magazzino: ti dicono delle castronerie per convincerti come se tu fossi l'ultimo cretino arrivato in città con la fatidica piena...

I tempi sono cambiati e continuano a farlo, sempre più velocemente mentre il mondo del trade fotografico sembra essere rimasto agli stilemi che governano le salumerie o i ciclisti di paese. Oppure molti titolari ti guardano dall'alto in basso come se fossi l'ultimo dei pezzenti che entra nella sua boutique con le scarpe rotte e i pantaloni strappati.
E si lamentano...

Parlo di gente che è sopravvissuta alla prima ondata della crisi, alla seconda, alla pandemia, professionisti che hanno le spalle coperte e che portano avanti attività, spesso, senza nessun coinvolgimento emotivo: se domani togliessero le Canon e le Nikon dagli scaffali e ci mettessero abbigliamento o calzature probabilmente il feeling sarebbe lo stesso.
E si lamentano...

Oggi nelle scuole di fotografia, strapiene e con rette da far rizzare i capelli, si sposta l'interesse verso la fotografia analogica, come è giusto che sia per tutti coloro che si avvicinano a questo mondo meraviglioso. È ovvio che i ragazzi, gli studenti, si rivolgano al mercato per trovare macchine fotografiche, ottiche e accessori che facciano al caso loro. Ormai è come addentrarsi coperti d'oro in un suk. Corpi macchina venduti a cifre che fino a un paio d'anni fa erano impensabili, obiettivi che sembra siano stati creati a mano come esemplari unici: ma scherziamo oppure c'è qualcosa sotto?
Ovvio, la richiesta è aumentata e con i prezzi del nuovo che hanno raggiunto livelli mai visti molti si rivolgono proprio al mercato dell'usato e qui scattano, spesso, gli aggiramenti se non delle vere e proprie vendite capestro. Ho visto acquisire un'intera collezione di macchine Nikon d'epoca per poche centinaia di Euro dalla famiglia di un collezionista defunto ("sapete queste sono macchine che un tempo avevano un valore ma oggi sono più o meno solo ferro vecchio...") per poi essere rivendute, senza nemmeno avere l'accortezza di togliere la polvere dalle scatole, per svariate migliaia di Euro al pezzo. Ho visto ritirare corpi Hasselblad a 30 o 50 Euro da cantine e case che venivano svuotate e rivendute a oltre 800 Euro senza il caricatore (100 Euro) o l'ottica.

Forse sarebbe il caso di riflettere sull'andazzo che ha preso questo mercato e considerare che esiste sempre la rete che, se non propone sconti almeno offre la possibilità di valutare e restituire e, comunque, nella maggior parte dei casi trattare sul prezzo d'acquisto.

Sia chiaro non ce l'ho con i negozianti in toto ma ritengo che una piccola moratoria andrebbe fatta soprattutto se desiderano continuare a vivere e non a portare avanti il festival delle serrande chiuse. Ma forse, a molti di loro, va bene così.

Per addolcire un po' la pillola in questo numero vi portiamo nel Salento, con la foto di copertina prima e con Walter Meregalli a giugno.
Buona primavera fotografica e buona lettura.
Arrivederci al prossimo numero estivo di osservatoriodigitale.


Ezio Rotamartir

 

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