Editoriale

Gennaio - Marzo 2024, Anno XVIII, N. 120

Ezio Rotamartir

Centoventi è un bel numero tondo che ci accompagna con questo nuovo numero di osservatoriodigitale. Al solito, permetteteci di essere fieri del nostro lavoro che sta a indicare l'impegno di tutta una redazione fatta di persone che amano la fotografia e il mondo che la circonda. Succedono sempre tanti fatti che, puntualmente oggi più che mai, vengono sottolineati e evidenziati proprio dalle immagini che li accompagnano.

Nuova sede di osservatoriodigitale by Firefly AI per od n.o 120

Capita a volte che si arrivi in ritardo. A un appuntamento, a un evento, a una svolta con la nostra vita. Purtroppo talvolta capita che non ce ne si accorga nemmeno: quel momento passa e va e non ci aspetta. Può essere un attimo di sventura, del quale ci potremmo pentire per molto tempo oppure, a nostra insaputa, una grande fortuna, chi lo sa?, che solo il tempo ci potrà confermare.
Vi ricordate Sliding doors, il film che mostrava la vita di alcune persone poste davanti a un bivio comportamentale? Ecco, proprio così si comporta la vita con tutti noi.
Sono le nostre scelte a decidere il corso della nostra esistenza, da quel momento in poi e, se non in casi rarissimi, non abbiamo la possibilità di premere il tasto di reset – tipo la combinazione di tasti Command + Z sui dispositivi digitali – per rivedere la nostra scelta.
Il più delle volte la decisione resta quella, accesa, definitiva come direbbe Gerry Scotti.

Quando invece fotografiamo in digitale – prima non era assolutamente così ve lo assicuro – possiamo scattare all'infinito copie e copie della stessa immagine che differiscono tra loro solo per l'indicazione del tempo dello scatto: lo si fa per "sicurezza", per accertarci che quel capolavoro non vada perso nel tempo per poi, forse, essere guardato solo una volta o, al limite, condiviso su qualche piattaforma social.

Ultimamente ho avuto modo di pensare molto, non solo alla fotografia ma anche ai casi della vita che, ogni volta, riesce a sorprenderci con effetti assolutamente normali mettendoci a confronto con aspetti del nostro mondo che ritenevamo impossibili. Potremmo benissimo sostituire la parola mondo con il termine "persone" (che in realtà costituiscono il nostro piccolo universo) e capire maggiormente con chi si ha a che fare. Grandi sorprese ci attendono quasi sempre poiché anche dentro un meraviglioso pasticcino potrebbe celarsi una crema stantia o addirittura velenosa.
D'altra parte viviamo in un mondo di parole e immagini che, lo dicevo poc'anzi, hanno perso quasi totalmente il loro significato. Ergo le borse della nostra vita, molto spesso le riempiamo con prodotti fatti di aria, pronti a svanire al primo cambio di pressione o temperatura. Diamo spesso la colpa alla paura che alberga dentro di noi e che ci fa vivere e prendere decisioni errate per la maggior parte dei casi.

Fatichiamo a distinguere il vero dal falso, la scusa dalla ragione, la necessità dalla mera menzogna. Ci accontentiamo di tenerci il male che ci circonda anche, e direi soprattutto, quando qualcuno ce lo fa notare: meglio restare chiusi nel nostro piccolo mondo fatto di imperfette e maligne sicurezze piuttosto che avventarci – con grandi possibilità di rischio ulteriore – verso orizzonti più limpidi e ampi.

Provate a pensarci: lo facciamo quasi tutti sempre. E per sempre.

Potrrei citare casi a me molto vicini nei quali si è preferito percorrere una strada sconnessa e piena di buche piuttosto di guardarsi intorno per cercarne una meno pericolosa. Lo status quo uccide poco a poco ma è così che ci piace. È pur sempre vero che la società ci impone una vita da pecore: lunga, noiosa e monocolore.
La vita da leoni è, oltre che anacronistica, apologeticamente fuori tempo. Forse percorribile solo dagli eroi.

Ma il nostro non è certo un tempo di eroi.

Buon 2024 a tutti e che la luce innalzi i nostri cuori e le nostre menti. Non solo fotograficamente.

Ezio Rotamartir

 

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