Editoriale

Dicembre 2019 – Gennaio 2020, Anno XIV, Numero 101

Ezio Rotamartir

 

©Erik Colombo – Iceland Fall

Pronti a festeggiare con questo nuovo numero di osservatoriodigitale che entra nel suo quattordicesimo anno di pubblicazione? Non ci vantiamo di essere primi in niente ma siamo felici di esserci, nonostante le tribolazioni infinite di questo mercato che, al solito, è fiorente da un lato e decrepito dall'altro, come una moneta che è stata appoggiata sul fondo di una fontana per anni e anni. Una faccia è linda e splendente mentre l'altra è completamente corrosa e coperta di ruggine.

Pronti a festeggiare con questo nuovo numero di osservatoriodigitale che entra nel suo quattordicesimo anno di pubblicazione?

Non ci vantiamo di essere primi in niente ma siamo felici di esserci, nonostante le tribolazioni infinite di questo mercato che, al solito, è fiorente da un lato e decrepito dall'altro, come una moneta che è stata appoggiata sul fondo di una fontana per anni e anni.

Una faccia è linda e splendente mentre l'altra è completamente corrosa e coperta di ruggine.

Infatti così come si avvicendano gli annunci di nuovi prodotti, a coprire ogni fascia di prezzo e destinazione d'uso, allo stesso modo si inseguono voci di fatturati in calo, avvicendamenti ai vertici delle aziende distributrici e anche cambi di distribuzione per marchi importanti: spesso si ricerca la colpa di tutto nell'ascesa sfrenata dell'e-commerce, come se "internet" fosse la madre di tutti i mali, dimenticando che dietro a ogni decisione importante c'è sempre l'uomo, inteso come essere senziente che fa quello che gli pare meglio, più opportuno. Si sa che l'uomo è fallibile e, spesso, si ritrova a patire delle proprie errate scelte qualche tempo dopo averle fatte.

È accaduto un paio di anni fa quando un sapientone con la responsabilità commerciale di un'azienda decise di cambiare strada, terminare la collaborazione con un distributore italiano per affidare le "cure" dei suoi prodotti a una nota azienda all'ombra della Mole. Così facendo ha praticamente decretato la fine del suo marchio nel nostro Paese e ora, come regalo di Natale, è tornato sui suoi passi per ridare la distribuzione a coloro che ne erano stati responsabili in passato. Ce la faranno?

Di questi casi ne abbiamo visti e commentati molti in passato e, sicuramente, ne vedremo ancora in futuro perché, da che mondo è mondo, nessuno (o quasi) è così saggio e virtuoso da ammettere i propri errori e fare ammenda.

Dal Giappone arrivano notizie da brivido per quanto riguarda un marchio che, personalmente, mi è stato sempre a cuore: Olympus. Le voci di un imminente dissesto finanziario che porterebbero alla chiusura definitiva delle operazioni nel settore delle fotocamere si fanno sempre più forti: vogliamo utilizzare il condizionale non fosse altro per motivi scaramantici ma i risultati degli ultimi bilanci non lasciano molto spazio ai sogni. Com'è possibile che si sia giunti a questo punto?

La risposta è forse nel grafico che abbiamo pubblicato nell'editoriale di ottobre, dove si vedeva chiaramente l'evoluzione della domanda delle fotocamere nel corso degli ultimi trent'anni; infatti, dopo una iper-infatuazione iniziale del mercato per le fotocamere mirrorless, anche queste si sono fermate e le vendite ne risentono in modo pesante.

Troppa scelta? Prezzi in continua ascesa che frenano l'impulso all'acquisto? Livello tecnologico ormai ottimale per la necessità del fotografo medio che porta a un mantenimento del kit senza sentire il bisogno di cambiare fotocamera e/o ottiche?

Personalmente non credo alla storia dello smartphone tuttofare poiché anche il sottoscritto ne possiede uno di ultima generazione con modalità fotografiche eccellenti ma che non ha nulla a che fare con la passione della fotografia vera, quella che implica l'utilizzo di una vera fotocamera, digitale o analogica, reflex o mirrorless, APS-C o Micro 4:3 o full-frame che sia. Non mentiamo a noi stessi per favore, perché un conto è tirar fuori il telefono dalla tasca e fare delle foto ricordo, un altro è partire alla volta di una mèta precisa con lo zaino in spalla pieno di ottiche e corpi macchina, perché questa è la fotografia, questo è lo spirito della passione fotografica.

Certo è che, tra l'altro, nessuno dei signori del marketing, ha considerato il grande ritorno dell'analogico (con tutto ciò che questo comporta): soprattutto tra i giovani è esplosa tempo fa la passione di fare fotografie con la pellicola, partendo da molti punti di vista. Il primo è senza dubbio di carattere economico. Molti si sono trovati in casa fior di apparecchi fotografici (Canon, Nikon, Olympus e così via per non parlare di alcuni fortunati che hanno ritrovato le Hasselblad dei nonni o dei padri) mentre altri hanno scelto di accedere al mercato dell'usato (dove si trovano pezzi eccellenti tra i 50 e i 500 Euro), per acquistare macchine pronte all'uso, a una frazione del costo di una digitale di basso livello tutta plastica e menu da scoprire. La seconda ragione è il piacere di svilupparsi le foto come si faceva un tempo, una vera palestra per imparare che cosa significa esposizione e tempo di posa, perché è importante considerare bene la coppia di valori tempo-diaframma quando si scatta e le conseguenza che poi si avranno sull'immagine finale: non c'è da ridere ma il programma ministeriale in alcuni istituti di fotografia prendono in cosiderazione queste nozioni solo al terzo anno del corso di studi...

Inoltre c'è la componente ecologista, da non sottovalutare, molto importante per i giovani (e non solo) che oggi possono utilizzare materiali in linea con le nuove normative sull'inquinamento, prodotti da laboratorio di derivazione bio, qualcosa che non avremmo mai immaginato in passato.

Mentre il nostro canale di vendita boccheggia per rincorrere le proposte e le offerte sul nuovo, c'è gente che se la ride rimpinguando le proprie casse con una quantità di materiale usato che si sta, purtroppo, apprezzando sempre di più e questo per quanto riguarda i negozi fisici (solo a Milano e Roma ce ne sono rispettivamente almeno quattro e tre che fanno affari d'oro) senza parlare delle vetrine online come ebay, subito e così via.

Chiudiamo e apriamo ancora un anno con il solito dilemma: ce la farà la fotografia a sopravvivere ancora?

Sì, siamo sicuri di sì perché è un'arte ma ancora prima una grande passione che, a dispetto delle bizze del mercato, continuerà a far bruciare la sua fiamma. Lo dimostrano le tre nuove firme di od con la loro voglia, il loro entusiasmo, la loro purezza di intenti: diamo il benvenuto a Maristella, Erik (sua la foto di copertina) ed Eugenio, che la luce sia sempre ottima per loro.

Tanti auguri a tutti da tutta la redazione di osservatoriodigitale!

Ezio Rotamartir

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